PIOVE! GOVERNO LADRO

Rimane abbastanza difficile considerare Il governo Giallo-Rosso che ha la sua centralità nell’intesa M5S-PD, come un governo di centrosinistra. Siamo molto lontani. Siamo anche lontani ad avvicinarlo a una sorta di “compromesso storico” degli anni 2000. Il giustizialismo, il populismo, l’assistenzialismo fine a se stesso, il trasformismo sono da sempre nemici del progresso che rimane la ragione della sinistra.

La storia della sua nascita, i suoi comportamenti privi di una anche minima progettualità, la debolezza rasente, il ridicolo dei suoi dirigenti, il suo operare nei comuni dove governano, come pure nel governo Conte, che oggi rimane in piena continuità col Conte1, di fatto rende il Movimento5Stelle, a pieno titolo, un partito di destra fortemente incline a una deriva fascista e con poco rispetto dei valori della nostra costituzione.

Il PD per i suoi limiti strutturali, per l’eterogeneità dei suoi dirigenti e con la sua astratta identità non riesce ha trasmettere nessuna idea-forza per uno sviluppo sostenibile, per una nuova giustizia sociale, per un vero garantismo, per una nuova politica ambientale, per una decisa difesa dei diritti civili nuovi e vecchi e per una vera e forte tutela del lavoro e della sua dignità, per vecchie e nuove generazioni.

La teoria che vuole giustificare la nascita del Conte1, come unico argine contro la probabile nascita di un governo Salviniano, proprio per queste sue debolezze e contraddizioni, rischia invece di faticarne la formazione.

L’incapacità di trasmettere fermezza nel cambiamento, proprio nel corso di una crisi economica aggravata, anche, dalla pandemia, rischia di travolgerci tutti e non sarà sufficiente fare “il fumo con la manovella” come con gli ‘stati generali’ o con le manipolazioni dell’informazione per contenere e gestire la rabbia sociale che inevitabilmente crescerà.

Questa non vuole essere un’asettica critica ma una preoccupazione reale per le forze che ancora si definiscono di sinistra.


I decreti sicurezza di Salvini, il permanere della legge Bossi-Fini, l’assistenzialismo statale fino a se stesso, l’opposizione allo Ius Soli, la mancanza di una nuova visione globale dell’economia e del suo sviluppo, gli oscillanti rapporti con l’Europa, l’assenza di protagonismo e ruolo per nuovo internazionalismo, la mancanza di una ‘idea di Paese’; sono tutti problemi che richiedono un impegno, forte e urgente, da assumere con coraggio e senza tentennamenti proprio da chi ancora crede alla forza di un riformismo del XXI secolo.


Per fare le riforme vere, bisogna riconquistare un’egemonia culturale, come quella che i democratici esercitavano sul Paese dal dopoguerra alla fine del secolo scorso.

Nulla sarà come prima, il futuro sarà pieno di novità anche strutturale per la politica, per l’economia e per la vita di ognuno.


Stato e mercato non possono continuare a essere considerati due soggetti contrapposti e in conflitto quando, invece, devono essere gestiti e fatti funzionare per lo stesso obiettivo: cioè la crescita economica e il rafforzamento del welfare in un sistema economico che con il dopo Covid-19 sarà comunque diverso in Italia, in Europa e nel mondo.

Lo Stato deve saper investire su ‘economia ambientale’, chiudere con l’energia ricavata dai fossili, progresso tecnologico, cultura, salute, benessere delle persone e sicurezza sociale. Il mercato deve essere aiutato ad adeguarsi a queste nuove strategie.

Un governo serio e riformista deve saper rinunciare con coraggio a quelle marchette elettorali, che propongono massicci interventi di denaro verso aziende ormai in crisi irreversibile, solo per rincorrere facili consensi elettorali, alimentando pericolose speranze per i lavoratori ben sapendo che i problemi di questi saranno solo rinviati.

Bisogna investire in nuove infrastrutture anche digitali, in istruzione e formazione che sappia affrontare il cambiamento dei nuovi equilibri mondiali e le sue evoluzioni. Investire subito, anche grazie ai contributi provenienti dall’Europa, per una riconversione tecnologica, ecologica ed anche industriale del nostro attuale sistema economico.

Chi oggi perde il lavoro deve essere aiutato con un reddito vero e sufficiente per vivere ma deve essere anche accompagnato con una credibile formazione verso nuovi impegni lavorativi.

Non crediamo che questo governo sia capace di tutto ciò.

Se si continua con queste improvvisazioni e pressapochismi senza principi, il rischio dell’acutirsi della rabbia sociale diventa sempre più concreto.
S.E.

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